Un gesto solenne, una firma apposta su un registro che diventa promessa eterna. Domenica 16 novembre 2025, nel Santuario di San Giuseppe in Spicello in Terre Roveresche (PU), Don Mirco Ambrosini ha pronunciato la sua “Professione Perpetua”, consacrando in modo definitivo la sua vita all’Istituto Gesù Sacerdote, uno dei 10 rami della Famiglia Paolina fondata dal Beato Giacomo Alberione. Di fronte a una chiesa gremita e a Mons. Andrea Andreozzi, Vescovo della Diocesi di di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola, si è celebrato un rito che unisce la scelta di un uomo alla fede di un’intera comunità, un momento di profonda riflessione e gioia condivisa.
Le parole che guidano il cammino
La serata è stata un mosaico di voci e testimonianze. Don Roberto Ponti, Provinciale della Società San Paolo Italia, ha accolto ufficialmente i voti di Don Mirco, ricordando come questa scelta lo inserisca in una “famiglia spirituale” che attraversa il mondo. Il Vescovo, Mons. Andrea Andreozzi, nella sua omelia, ha offerto una lettura profonda dell’evento, tracciando un sentiero per tutti i presenti. Ha invitato a compiere tre passi fondamentali: passare “dal terrore al timore di Dio”, che non paralizza ma dà sicurezza; procedere “dal disordine all’operosità”, perché il lavoro quotidiano è ciò che migliora il mondo; e infine, trasformare “la persecuzione in perseveranza”, vedendo in ogni difficoltà un’occasione per rendere più luminosa la propria testimonianza.
Il grazie alle “persone buone”
Ma le parole che hanno toccato più a fondo sono state quelle di Don Mirco stesso. Nel suo grazie finale, non ha parlato del suo sacrificio, ma delle “persone buone” incontrate lungo il cammino, raccontando come la sua vocazione sia stata nutrita dal bene visto negli altri. Non un percorso solitario, ma un cammino fatto insieme, una luce ricevuta e che ora desidera semplicemente restituire alla sua gente.
Il sigillo della firma, il canto di una comunità
Quel momento solenne si è fatto concreto e indelebile con la firma sugli atti. Un gesto compiuto alla presenza di Don Roberto Ponti e sotto lo sguardo di Don Roberto Roveran, Delegato Provinciale dell’Istituto Santa Famiglia Italia. Quest’ultimo era lì in rappresentanza di Don Emilio Cicconi, Delegato Provinciale dell’Istituto Gesù Sacerdote Italia, impossibilitato a partecipare, a simboleggiare l’unità di una famiglia spirituale che va oltre la presenza fisica. È stato poi lo stesso Don Roberto Roveran a intonare il Magnificat, un canto di lode che si è subito trasformato in un’espressione di fede corale, con tutta l’assemblea che ha unito la propria voce. Non solo la conclusione di un rito, ma la risposta commossa di una comunità che ha visto un suo figlio donarsi e che, a sua volta, si è sentita parte di quella stessa gioia.
Équipe Comunicazione
Istituto Santa Famiglia
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