Testi liturgici: Is 40,1-5.9-11; Tt 2,11-14; 3.4-7; Lc 3,15-16.21-22
Festa del Battesimo di Gesù!
Con questa festa, a modo di cerniera, si conclude il periodo natalizio, che era incentrato sulla nascita e fanciullezza di Gesù, e si apre un altro periodo, quello incentrato sulla vita pubblica di Gesù.
È importante questa festa? Certamente che è importante!
Ovviamente, senza togliere l’importanza e la necessità di celebrare anche tutti gli altri episodi dei vangeli, assunti dalla liturgia della Chiesa, per farne memoria lungo il corso dell’anno.
L’importanza del Battesimo di Gesù la possiamo dedurre, in qualche maniera, dalla narrazione o meno che ne fanno gli evangelisti. Della Nascita di Gesù ne parlano solo due, dell’Eucaristia solo tre, del Battesimo ne parlano tutti e quattro.
Perché questo? Perché sta a significare una grandissima importanza, un’importanza tale da dare significato e valore a tutte le altre feste e celebrazioni. Cerchiamo di capirlo.
Innanzitutto, sia chiaro che il battesimo di Gesù non ha nulla da spartire con quello che già amministrava Giovanni Battista, quale “purificazione”, e neppure con quello che riceviamo noi per togliere il peccato. Gesù non ha nessun peccato e non ha bisogno di purificarsi da nulla. Se Gesù entra nell’acqua è per dare il segno della sua missione, quella di farsi solidale con i peccatori di ogni tempo, e di pagare per loro il prezzo del riscatto.
Sappiamo quanto gli è costato questo riscatto e cosa ha dovuto subire! A questo punto è di somma importanza notare bene le parole del Padre: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.
Sono chiaramente espressioni di amore. Anche Gesù, in quanto uomo, aveva “bisogno” di sentirsi amato e incoraggiato, proprio per essere aiutato ad affrontare la terribile prova che stava per intraprendere: tre anni di predicazione e fatiche, discussioni e contrasti di ogni tipo, incomprensioni e tradimenti e quanto altro, sino al sacrificio della croce.
Vediamo di applicare tutto questo a noi. Si tratta di ripensare al nostro Battesimo, che è stato il più grande dono della vita, si tratta di non lasciarlo impacchettato, ma di aprirlo per scoprirne sempre di più il valore e viverlo ogni giorno, con piena coerenza.
Purtroppo, per molti cristiani è rimasto solo un fatto anagrafico, testimoniato e relegato in un registro, come cosa ormai morta e non più vissuta nella vita di ogni giorno. Eppure il Signore, come ha fatto con Gesù, continua a dirci: “Tu sei il mio figlio… in te mi sono compiaciuto”.
Purtroppo, quando commettiamo il peccato, in un certo senso, rifiutiamo il suo compiacimento, cioè non gli permettiamo che egli lo possa manifestare. Pur tuttavia e nonostante questo, siamo sempre figli da lui amati; Dio continua a compiacersi sempre, come un padre orgoglioso del figlio.
Ed allora non dubitiamo mai del suo amore! Ci ama anche se siamo peccatori, anche se pensiamo di non valere nulla, anche quando ci sembrerebbe che siamo stati dimenticati da lui. Ci ama anche nei momenti delle dure prove che, in certi periodi della vita, non mancano a nessuno. Ripete a noi le parole riportate dal profeta Isaia all’inizio della prima lettura.
Se valevano per il popolo di Dio che ritornava in patria dopo aver scontato i peccati nella schiavitù di Babilonia, oggi valgono anche per noi che vogliamo tornare o continuare a vivere secondo la volontà del Signore: “Consolate, consolate il mio popolo… gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata”.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello
Comments are closed.