Testi liturgici: Is 50,4-7; Fil 2,6-11; Lc 22,14 – 23,1,4-9
La normale omelia, che si è tenuti a fare dopo aver ascoltato la parola di Dio, oggi correrebbe il rischio di essere quasi fuori luogo di fronte al Cristo che si offre, che patisce, che viene torturato, che muore di infinito amore per noi tra gli spasimi.
Pertanto, non la terremo, lasceremo solo uno spazio di silenzio.
L’importante è ascoltare il racconto della passione con molta attenzione e tanto raccoglimento e per cui, per meglio riuscirci, staremo seduti.
Da notare che esso viene preparato attraverso le altre due letture.
La prima espone la sorte del profeta Isaia, quanto mai simile a quella che sarebbe capitata a Gesù.
La seconda evidenzia il grande amore di Dio il quale non esita, anche se è l’onnipotente, ad umiliarsi e svuotare se stesso, facendosi in tutto simile a noi.
Questo ci insegna che pure noi dobbiamo svuotarci di noi stessi, vivendo nel silenzio e nell’umiltà, per far posto solo a lui.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario san Giuseppe in Spicello
Comments are closed.