Testi liturgici: Sir 24,1-4.12-16; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18
Abbiamo ascoltato un brano dal libro del Siracide.
Cosa contiene questo libro biblico?
Contiene una raccolta di proverbi, di detti e massime, di raccomandazioni rivolte al popolo di Israele, utili per fare loro vivere bene la religione. Espressioni che nel popolo di Israele si tramandavano di generazione in generazione.
Ma in realtà sono raccomandazioni che valgono sempre per tutti e per tutti i tempi.
A metà del libro – dopo aver detto che si deve avere rispetto degli anziani, di essere onesti nel commercio e cose simili, – ecco che all’improvviso esplode con delle espressioni, ed è il brano di oggi, con le quali viene esaltato Dio per la sua Sapienza e per averla inviata in mezzo al popolo.
Ecco, che abbiamo ascoltato, che essa sta esaltando se stessa, non tanto in quanto proverbio, o come un concetto intellettuale, oppure come una raccomandazione, ma come una persona umana.
Pertanto, ha un riferimento particolare con qualcuno? E, nel caso, chi è questa persona?
Si tratta del Verbo di Dio, cioè di Gesù Cristo fattosi uomo, mandato da Dio stesso, come si evince dalle espressioni: “Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele, affonda le tue radici tra i miei eletti”.
L’inizio del Vangelo di Giovanni parte proprio da qui, da questa verità, come ancora si evince da altre espressioni: “In principio era il Verbo… e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi…”.
Gesù Cristo non è altro che il Verbo, cioè la Parola del Padre, che di per stessa è piena di Sapienza, e che attraverso il quale ha detto tutto.
Per questo fatto, da parte di Dio non ci sarebbe più bisogno che siano dettate ulteriori leggi, o che debba fare speciali raccomandazioni, non deve aggiungere più nulla. Ed infatti, è proprio attraverso di lui che il Padre mostra agli uomini quanto li ama, non a parole, ma di fatto.
Per gli ebrei, invece, la Sapienza non raggiungeva tale apice. Essa consisteva nel dono della legge data da Dio a Mosè, osservando la quale, agli occhi degli altri popoli, mostravano di essere veramente sapienti.
Tutti abbiamo bisogno di avere la Sapienza, per fare buone scelte nella vita, consapevoli che solo attraverso essa riusciremo a vivere una vita serena. Per riuscire in questo non è necessario leggere tanti libri o sostenere chissà quali esami.
È indispensabile, invece, aprirsi al dono che il Signore ci fa proprio con la sua parola, per la quale serve soltanto ascolto, tanta disponibilità per accoglierla, tanta riflessione per nutrirsene, tanta preghiera per avere la forza di metterla in pratica.
Quando abbiamo questo desiderio nel cuore, quando accogliamo Cristo stando attenti ai suoi insegnamenti, anche noi diventiamo sapienti.
Egli è la luce vera. Chi lo accoglie vive nella luce ed ha in sé la sapienza; chi invece si chiude a questa grazia si condanna da solo alle tenebre; non ha più la sapienza, non sa più perché vive, non sa accettare le situazioni inspiegabili e dolorose della vita, per cui la vita stessa diventa rabbiosa e disperata.
In tal caso, anche se la luce di Gesù continua a splendere, di fatto non entra nel cuore; analogamente al sole che splende ma non entra in casa se le persiane sono chiuse.
Purtroppo, tutti potremmo correre tale rischio.
Il Vangelo lo ha detto chiaramente: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”.
Invece, diversa è la sorte di chi lo accoglie, come subito dopo leggiamo: “A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”.
Noi vogliamo essere nel numero di coloro che si fanno illuminare, che accolgono la parola e che si impegnano a viverla.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello
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