Testi liturgici: Is 62,1-5; I Cor 12,4-11; Gv 2,1-11
Oggi limitiamo la nostra riflessione omiletica solo sul brano evangelico.
Noi solitamente denominiamo tale brano, che tratta della trasformazione dell’acqua in vino, come primo miracolo compiuto da Gesù all’inizio della sua vita pubblica.
Non è che sia sbagliato, però, se abbiamo notato bene, esso termina con una espressione che non lo indica come miracolo, ma come segno: “Fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù”.
Cosa significa il termine “segno”?
Vuol dire che nel nostro riflettere e parlare quotidiano, dobbiamo sempre dare importanza anche ai segni. Ad esempio, quando diciamo che il “cielo si sta annuvolando di brutto”, è segno che sta arrivando la pioggia, per cui dovendo uscire conviene prendere l’ombrello.
Tutti i fatti prodigiosi che Gesù compirà nel suo ministero e che noi giustamente denominiamo “miracoli”, di fatto sono anche segni, in quanto contengono qualcosa che non è pienamente palese e comprensibile, in quanto hanno un qualcosa di nascosto che dobbiamo saper decifrare.
Nel fatto di oggi, che segno è il miracolo di Cana? Esso vuole evidenziare che se esso è avvenuto lo è stato per l’intervento e la mediazione della Vergine Maria, proprio come abbiamo ascoltato: “Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: Non hanno più vino”.
Questo non è una espressione messa a caso, ma è una scelta motivata che ci deve aiutare a comprenderne il relativo significato. Si tratta di vedere Gesù che obbedisce alla madre. Il fatto, pertanto, deve illuminarci a comprendere quale sia il ruolo della Madonna nella nostra vita. Ella sempre presenta a Gesù le nostre necessità, cosa che ella vede ancor prima di noi.
Questo è il ruolo della Madonna, da quel momento sino alla fine dei tempi. Ecco perché ad ogni Ave Maria ripetiamo: “Prega per noi peccatori”. Non che Dio non possa fare da solo. Nel Vangelo, infatti, sono tanti i miracoli che Gesù ha compiuto in assenza della Vergine. Ma rimane il fatto che Gesù non è senza Maria e Maria non è senza Gesù. Del resto, è stato proprio Gesù a volere questa intercessione materna, quando dalla croce la consegnerà a Giovanni, che rappresentava tutti noi, dicendo espressamente: “Ecco tua Madre”.
Da quel momento, quando andiamo da Gesù a dire o chiedere qualcosa e lo facciamo per mezzo di Maria, non sarà più una nostra azione o richiesta, ma sarà come se fosse di Maria stessa, alla quale non può dire di no.
A questo punto è necessario comprendere, oltre al segno del miracolo, anche “il segno del vino”. Il vino è segno della gioia e porta la gioia, come siamo soliti indicare chi ha bevuto più del necessario: “Quel tale è tornato dal pranzo piuttosto allegretto”. Come sarebbe finita la festa se fosse mancato il vino?
Certamente in una grande tristezza, per cui se il vino da una parte porta gioia, dall’altra diventa anche il simbolo dell’amore.
Infatti, che vita sarebbe se non ci si ama? Ma, da chi proviene il vero amore?
Solo da Dio. E questo per il fatto che ci dona lo Spirito Santo, il quale non è altro che il suo amore. Ora lo Spirito Santo corre dove si trova Maria.
Del resto, non è stata sua opera il fatto che Maria ha concepito Gesù Cristo?
Questa verità è bene espressa anche all’inizio della vita della Chiesa. Nel giorno di Pentecoste, infatti, se è sceso lo Spirito Santo sugli apostoli, riempiendoli di coraggio, lo è stato anche perché era presente la Vergine Maria.
Possiamo ben asserire che dove si trova la Vergine e dove si trovano quelli uniti a lei, giunge senz’altro e con potenza il fuoco dello Spirito.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello
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