Testi liturgici: Es 3,1-8.13-15; I Cor 10,1-6.10-12; Lc 13,1-9
Di fronte al brano evangelico, nell’interpretate nella maniera giusta la tragica fine di quella gente, anche noi dobbiamo fare attenzione per non andare fuori strada.
Cosa voglio dire con questo?
Noi facilmente, anche se stiamo vivendo la nostra vita di fede, potremmo cadere in un rischio, quello di mettere sullo stesso piano il valore dei due termini, quello di “provvidenza” e quello di “fatalità o destino”.
Quanto volte, infatti, sentiamo ripetere l’espressione: “Era destinato!”.
Non che questa non sia valida e non si possa dire, ma quale valore e significato gli diamo? E’ un termine esatto per chi vive di fede?
E’ una fatalità o è un disegno della Provvidenza?
Gesù coglie l’occasione per illuminare anche noi in questa eventuale confusione e per spiegarci dove sta la verità. Si serve di due notizie di cronaca del tempo, da tutti gli ascoltatori ben conosciute. L’una del fatto che Pilato aveva fatto uccidere alcuni Giudei; l’altra quella di coloro che erano morti a causa della caduta della torre di Siloe.
Se Gesù lo spiega, questo lo fa per richiamare ad una inversione di rotta e quindi ad una conversione. Questo quanto più vale per la Quaresima, che è tempo di conversione!
La chiara risposta di Gesù è questa: “Credete che sono state vittime della disgrazia perché erano più cattivi degli altri? No vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.
Quante volte anche noi la pensiamo allo stesso modo e diciamo: “Se lo sono meritato, è più che giusto quello che è loro successo, perché non si comportavano bene!”.
Potrebbe anche essere vero, ma come e sino a che punto?
Un’altra nostra espressione analoga è questa: “Perché a me, che mi comporto bene, va tutto a rovescio, mentre all’altro che si comporta male, va tutto bene?”.
E’ vero anche questo, ma è necessario dover ammettere che ci sono tanti misteri nella vita, cosa che a noi non è possibile verificare; si tratta invece di credere che tutto e sempre è nella mani di Dio, che tutto fa parte del suo disegno di amore e che tutto, se lo accettiamo, va a nostro vantaggio. Questo non è altro che credere nella “Provvidenza”, cosa diversa dal “destino”.
Infatti, quello che noi chiamiamo “destino” potrebbe anche cambiare, solo se noi impostiamo la vita nella volontà di Dio, e quindi ci convertiamo. Con questo comportamento, non potremo più dire che era destinato.
Il Signore non ci spiega il motivo dell’avvenimento, però ci invita a non ignorarlo e a prenderne atto. Con esso ci invita a vedervi un avvertimento per farci riflettere e per insegnarci qualcosa. Tutto deve servire per capire che cosa, attraverso di esso, il Signore vuol dirci.
Mai dobbiamo soffermarci alla superficie dei fatti e a considerazioni solo umane. Gli ammonimenti, i richiami, gli inviti di Dio, non solo li troviamo nella Sacra Scrittura, ma possono arrivare anche dalle cose che accadono nella nostra vita, nella vita di famiglia e nel mondo.
Ed allora, solo per un accenno concreto e pratico, dobbiamo leggere in questo senso anche quello che sta capitando ai nostri giorni: pandemia, vaccini, mascherine, divisioni, guerre e quant’altro.
Si dice che sono “castighi” di Dio, ed è vero.
Attenzione, però! Non tanto perché lo vuole direttamente lui, anche se da lui è permesso, perché il più delle volte la colpa è solo nostra.
Comunque, tutto sta a comprendere il significato retto di “castigo”. Non è una punizione, ma è una “purificazione”, cioè un mezzo attraverso il quale Dio vuol renderci “puri e puliti”. Infatti, l’etimologia di castigo, significa proprio quello di rendere “casti”. Insomma, ci dice di tornare a lui!
Del resto è stata anche per questo motivo il castigo inflitto agli Israeliti che hanno dovuto permanere nel deserto per 40 anni, come ci ha detto Paolo: “La maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto. Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono”.
In poche parole il Signore sta dicendoci che se non torniamo a lui, quale unica fonte di bene, il peggio è per noi. Non che le nostre capacità, la nostra scienza generale e medica non abbiano valore, ma da sole non servono se la nostra vita non poggia volutamente su Dio.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario san Giuseppe in Spicello
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